Le Chiese

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Chiesa di Sant'Erasmo

La chiesa, dedicata a Sant'Erasmo pontefice e martire, annessa all'antico ospizio se non fondato, certamente fiorganizzato da Bonvesin de la Riva, aveva la sua festa solenne il 2 giugno. La ricorrenza veniva celebrata ogni anno regolarmente la domenica successiva a tale data. In passato la celebrazione doveva rivestire una certa importanza se il 18 aprile 1777 papa Pio VI la arricchì di indulgenza plenaria e la sera della vigilia i canonici del capitolo di San Magno intervenivano per il canto dei primi Vespri. C'è da dire che la chiesetta fino allo scorso secolo era ausiliaria di San Magno, successivamente passata di competenza della parrocchia del Santissimo Redentore.

Dalla lettera che trascriviamo si rileva che un tempo i fedeli vi accorrevano in gran numero e contribuivano con generose offerte al culto del tempio, considerato alla stregua di un santuario.

È il reverendo vicario generale della Diocesi che in data 18 maggio 1601 scrive al primo prevosto di Legnano don Giovanni Battista Specio per dirimere appunto una questione sorta per le offerte alla chiesa:

"Molto reverendo Signore, intorno alla diffierentia che nasce per la elemosina delle messe che viene fatta et offerta dal populo il giorrno della solennità  di Sant'Erasmo, vengo in parere che detta elemosina si scoda (riscuota ) senza pregiudizio delle parti sin dalla prima visita dell'illustrissimo cardinale da uno o dui sacerdoti desuo Capitolo, assistenti al banco e da altri due deputati parimenti dell'hospitale, li quali poi consegnino deta elemosina al tesaurero del Capitolo o a quello che da vostro Signore sarà  deputato et che le messe si dicano in quella chiesa di Sant'Erasmo a ciò che li deputati medesimi sapiano in che si spendano le offerte".

Da un mastro conservato nell'archivio dell'ospizio di Sant'Erasmo, tenuto di proprio pugno da Gian Rodolfo Vismara, che era rettore nel periodo dal 1477 al 1484, si rileva anche la distinta delle spese per la celebrazione di una delle feste patronali della chiesa: "1478 ad 2 junio: a cinque sacerdoti li quali celebrano messa e dissero vespro a Sant'Erasmo della sua festa, soldi 5 per uno e a quello che celebrò la messa grande, soldi 6, in soma libre 1 et soldi 6".

Per la festa del 2 giugno 1777 si spendono lire 57, soldi 2 e denari 6 ed è il prevosto don Giovan Maria Piantanida che rilascia la distinta con dichiarazione in calce dei vari interventi pagati al prevosto, ai canonici, ai suddiaconi e ai chierici inservienti.

A quei tempi la chiesa di Sant'Erasmo e l'ospizio erano ancora circondati da campagna, come lo erano nel 1550. Un altro documento di questa epoca così descrive questo luogo: "Hospitale Sant'Erasmi extra burgum Legnani, quarta parte miliaris in loco campestri secus viam Mediolanensem in quo hospitantur pauperes et infirmi et senes praecipue praefati loci. In quo sunt loca (locali) pront infra ad hospitandum pauperes et ibi annexa est ecclesi"

E' comprovata l'esistenza dell'ospizio, nello stesso luogo dove sorge attualmente di fianco alla chiesetta, ancor prima del 1313.

Lo conferma un testamento dello stesso Bonvesin de la Riva datato 18 agosto 1304 a rogito del notaio Gabrio da Vegenzate, che reca un codicillo appunto del 1313, col quale il monaco designa erede dei suoi beni l'ospedale della Colombetta in Milano, ma detta anche alcuni benefici e obblighi a carico dei frati dell'ospizio legnanese. In età  medievale, nel grande fervore di fede cristiana, gli uomini di ogni categoria sociale si facevano pellegrini per purificarsi o meditare in luoghi santi e percorrevano itinerari cosiddetti Francigeni o Romei che, partendo dal nord Europa raggiungevano i passi del S. Bernardo, Gottardo, Sempione e attraversavano l'Italia con mete Roma, e la terra Santa per la quale ci si imbarcava a Bari o a Venezia. I pellegrini che dalla via Romea del Sempione erano diretti alla città  Serenissima avevano tra le tappe obbligate anche l'hospitale di S. Erasmo, nel borgo di Legnano.

La chiesa di questo ospizio, sempre nella realtà  religiosa di quei tempi, ha avuto un'altra particolare prerogativa importante per l'intera cristianità . Infatti il poeta e monaco dell'ordine degli Umiliati, Bonvesin de la Riva, come è ricordato nell'epitaffio della lapide sulla sua tomba che era nel convento di S. Francesco in Milano, fervente devoto della Vergine, per primo instaurò l'uso di suonare le campane al tramonto per invitare, coi loro rintocchi a recitare una preghiera alla Madonna, nell'ora, cosiddetta, dell'Avemaria.

Si può presumere quindi che proprio dalla chiesina di Sant'Erasmo Bonvesin de la Riva, iniziò questo rito, nei primi tempi solo serale. Il vecchio edificio dell'ospizio(abbattuto e ricostruito nel 1925) era di foggia duecentesca e all'interno già  esisteva una cappella aduso dei monaci con un altare dedicato a Santa Margherita, come si rileva anche dagli elenchi delle chiese e cappelle lasciati dallo storico Goffredo da Bussero.

Quando l'ospizio crebbe d'importanza, sorse la necessità  di realizare a nuovo una chiesa in sostituzione dell'oratorio conventuale. Esattamente nel 1490 fu costruito nell'attuale posizione il nuovo edificio religioso per iniziativa e su finanziamento del nobile legnanese Gian Rodolfo Vismara, che in questa occasione donò anche una pala d'altare a trittico raffigurante al centro la Madonna col bambino che tiene in mano una rosa; sulla sinistra Sant'Erasmo e a destra San Magno benedicente.

Questa pala sarebbe attribuita a Benvenuto Tisi, detto "Il Garofalo", che era solito firmare i suoi quadri ponendo un garofano in basso a destra. Tenendo conto di ciò, secondo l'architetto Marco Turri, questa attribuzione è azzardata, in quanto il Tisi non ebbe modo di dipingere nel Legnanese e in quanto i fiori raffigurati nel quadro sono esclusivamente rose.


Per la composizione delle figure e per il cromatismo Turri inquadra piuttosto quest'opera nelle produzioni artistiche della Legnano fine XV secolo e potrebbe essere quindi ascrivibile a Cristoforo Lampugnaniche, dopo Melchiorre, aveva lavorato per i nobili legnanesi. Agli inizi del 1800 il pittore legnanese Antonio Maria Turri affrescò la cappella maggiore con un maestoso volo d'angeli attorno a un compiaciuto Padreterno. La chiesa di Sant'Erasmo subì un nuovo intervento nel 1677 con il rifacimento completo della facciata in lesene e portale a timpano triangolare.

L'ultima trasformazione avvenne nel 1925 per iniziativa del comm. Fabio Vignati (per dieci anni podestà di Legnano), quando fu decisa la demolizione dell'edificio medievale dell'ospizio, per allargare la strada statale del Sempione. Le pareti esterne dell'antica costruzione ospitaliera avevano resti degli affreschi tre-quattrocenteschi illustranti il martirio di Sant'Erasmo.

In questa occasione tali dipinti andarono in parte distrutti e in parte se ne conservò almeno la memoria con strappo e riporto su tela, degli affreschi ricuperabili, intervento del quale fu incaricato il pittore Gersam Turri.

Il frutto di questa operazione per- mise di conservare alcuni frammenti al Museo civico e altri poi collocati negli uffici amministrativi dell'Ospedale Civile e uno nella cappella di sinistra della chiesa di S. Erasmo, quest'ultimo poi spostato nella canonica.

Della stessa chiesa vennero modificati i muri esterni, fu eliminata la facciata del XVII secolo, rifatta in mattoni a imitazione e foggia trecentesca con una lunetta che sormonta il portale e un rosone cieco al centro della facciata che si sviluppa "a capanna". Tali opere furono terminate nel 1927. Gli ultimi lavori di restauro e di trasformazione dell'interno della chiesa risalgono alla fine degli anni Trenta.

Esattamente il 2 giugno del 1939 il card. Ildefonso Schuster consacrò il nuovo altare maggiore, offerto dal sacerdote legnanese don Ambrogio Chiesa, nel 25° della sua ordinazione.

In tale circostanza venne realizzata anche la balaustra in marmo. Questa chiesa, sede di cappellania dell'ospedale di Legnano, svolge tutte le funzioni di culto oltre che per lo stesso nosocomio anche per l'annesso ospizio e la contrada di Sant'Erasmo che vi ha conservato la croce del Carroccio per ben dodici volte, in altrettanti anni di vittoria al palio.

Da "La Martinella" n°6 - periodico della Famiglia Legnanese - autore: Giorgio D'Ilario

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Chiesa della Madonnina

Nel 1600 Legnano era un borgo che godeva una certa agiatezza e anche generosità  da parte dei fedeli. Lo testimoniano l ' esistenza di ben tredici chiese e sette conventi. Tra i signorotti residenti vi erano alcuni componenti la famiglia Lampugnani, un ramo discendente da Odelberto Lampugnano (anno 804), cavaliere dell'imperatore Carlo Magno. Dello stesso casato era Joseffo, primo legnanese possessore del castello di San Giorgio, capitano di sua maestà  e cavaliere jerolosomitano. La citata cappella sorgeva proprio nella sua vigna. Accadde che il fratello di questo signorotto cadde malamente da cavallo e restò illeso. Attribuendo la grazia alla Vergine della cappelletta, decise di far edificare nello stesso luogo una nuova chiesa su disegni dell'architetto Francesco Maria Richini.

Così il 21 luglio 1641 venne posta la prima pietra. Alla sua morte nel 1664 il cavaliere Joseffo Lampugnani lasciò mille lire "a favore della patrocinazione della chiesa", l'obbligo di messe ed espresse la volontà  di essere sepolto in un angolo della chiesa stessa, dove infatti si vede ancora una lapide col suo nome. Altri cinque familiari vennero successivamente tumulati nello stesso luogo sacro. Nel '700 la chiesa fu ampliata e ven ne fatto chiudere l'ingresso nella facciata sud ma fu mantenuto l'elegante portichetto.Nella chiesa si trovavano inoltre due tele in cornici marmoree del pittore Stefano Maria Legnani, detto "il Legnanino", trasferite nel 1815 alla Madonna delle Grazie. Nel 1828 fu incaricato il pittore legnanese Beniamino Turri di eseguire copie ad affresco di questi dipinti all'interno delle cornici che erano state conservate. Il soffitto della chiesa decorato a stucchi è opera di Daniele Turri che volle inserire tra i putti e le lesene due scene pure ad affresco affidate al figlio di Beniamino Turri, Mosè senior e risultate di grande effetto. Alla stessa epoca di costruzione della chiesa risalgono le tre meridiane poste nelle pareti est, sud e sud-ovest, in posizioni tali da essere visibili da ogni direzione e in modo da segnare chiaramente tutte le ore dall'alba al tramonto per chi percorreva la Strada magna. Originariamente le meridiane erano ornate con scenografie, stemmi, paesaggi e alcuni motti latini, che col tempopurtroppo sono spariti. Nel 1984, in occasione del sesto centenario della morte del giureconsulto e astronomo Giovanni da Legnano, per iniziativa della Famiglia Legnane se, del l'Associazione Antares e della contrada di S. Erasmo, le meridiane sono state restaurate nelle loro parti tecniche in modo da ripristinare totalmente questo perfetto orologio solare, unico nel suo genere in tutto il Legnanese.

Da sito del Collegio dei capitani - www.collegiodeicapitani.it

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Parrocchia San Pietro

La parrocchia di San Pietro in Legnano, nata giuridicamente il I novembre 1972, affonda le sue radici negli anni precedenti al suo costituirsi come parrocchia. La sua fondazione, infatti, può considerarsi il risultato finale , ed iniziale, di una presenza identificabile in un gruppo di persone che seppero, con il loro impegno di testimonianza e di missionarietà  nei confronti degli abitanti del quartiere Canazza, far lievitare una coscienza di appartenenza alla comunità  cristiana viva ed operante nel contesto socio-culturale del quartiere.

Al suo sorgere la comunità parrocchiale nacque da un piccolo gruppo che raccolse intorno a sè persone diverse per età, temperamento, estrazione sociale, provenienza d'origine ma che ebbero l'ansia del discepolo, che si lasciarono educare ad una fede intensa come conversione e impegno personale di vita rinnovata nello Spirito.

Questa genesi ebbe inizio quando, alla fine degli anni '60, prese fissa dimora in quartiere don Enrico Lazzaroni, allora coadiutore della parrocchia del SS. Redentore, di cui il quartiere Canazza era parte. (Alla sua figura di guida e di pastore è da attribuirsi il ruolo determinante nello strutturarsi della parrocchia come comunità  aperta alla realtà umana del quartiere che, come responsabile della parrocchia dal 1973 al 1984, ha saputo testimoniare e comunicare al popolo a lui affidato.)

A lui si affiancarono in quel periodo un gruppo di giovani appartenenti al movimento di ispirazione cristiana "Gioventù studentesca". Determinante fu la collaborazione nell'attività pastorale delle Suore Operaie, già presenti sul territorio della nuova parrocchia, e significativo fu anche l'aiuto festivo dato da don Gianluigi Panzeri. La loro azione pastorale congiunta fu rivolta con particolare attenzione al mondo giovanile, coinvolgendo tramite questo il mondo dei ragazzi e degli adulti.

Con il passare dei mesi prese sempre più fisionomia una presenza nuova in quartiere, una presenza che si ispirava pubblicamente al Vangelo e proponeva  un modello di vita e di impegno conforme ad esso.

Ma il dato fondamentale che fece scaturire il rifiorire di una esperienza ecclesiale fu la scelta di porre come priorità  assoluta del ritrovarsi della comunità  una esplicita decisione di rieducarsi ad una vita che avesse come centralità  Cristo e il suo Vangelo, così da far nascere in ciascuno la decisione fondamentale di rendere la persona di Cristo centro della propria vita e, aderendo al suo Vangelo, far propria la sua missione, scoprendo in ciascuno gli specifici doni e carismi per il servizio alla vita comunitaria.

Questo gruppo originario divenne luogo di riferimento per gli abitanti del quartiere; in esso, infatti, identificavano la presenza visibile e concreta della testimonianza al messaggio cristiano. Ciò fece nascere l'urgenza di qualificare con sempre più chiarezza ed incisività  il compito che la nascente comunità  parrocchiale doveva rendere come testimonianza nei confronti del quartiere: la scelta di darsi come impegno prioritario quello di creare un ambiente di fraternità  e solidarietà  che fosse di educazione alla fede per tutti coloro che avessero iniziato un itinerario di sequela a Cristo.

Giunse così il momento in cui maturò la prospettiva di creare, anche giuridicamente, una nuova parrocchia; e negli anni '72 - '73 venne edificato il nuovo Centro Parrocchiale che prese il nome "San Pietro".

Fin dal suo sorgere come parrocchia, la comunità  si è sempre posta come obiettivo quello di essere al servizio degli "ultimi", vivendo un'accoglienza evangelizzatrice capace di far germogliare vite di fede nascoste agli occhi ma rese visibili nella testimonianza di quanto lo Spirito accolto possa operare nella quotidianità  del credente.

Pertanto, con la fondazione della nuova parrocchia la comunità di San Pietro sentì come compito primario quello di darsi un nuovo assetto alla sua proposta pastorale nei confronti del quartiere. A questo scopo, dopo una serie di assemblee comunitarie a carattere consultivo, si istituirono dei gruppi di lavoro con l'obiettivo di coordinare i vari settori della pastorale parrocchiale: catechesi, liturgia, educazione cristiana, impegna sociale.

Così la comunità  parrocchiale riuscì ad incarnare una Chiesa aperta a tutti, nella quale si ritrovarono insieme persone credenti e non, senza distinzione d'età  e di ceto sociale, divenendo così una comunità  di popolo che trovava la sua massima espressione di unità  nella celebrazione eucaristica domenicale, a cui erano chiamati a partecipare "non solo gli entusiasti della fede e gli impegnati della cultura e della politica, ma anche gli uomini stanchi della vita, i dubbiosi e gli incerti, i cristiani incoerenti e quelli superstiziosi, gli ignoranti e gli scemi. E' la tavola dei poveri di Dio" (S. Dianich, "Una chiesa per vivere").

Al di là di inevitabili difficoltà  pastorali, di pigrizie personali, di tensioni all'interno della comunità, la gente comune di questa parrocchia ricevette il dono di una presenza evangelizzatrice carica di provocazioni e stimoli per un'assunzione personale, matura e quotidiana del vivere la propria esperienza di fede.

Negli anni '76 - '77 si ebbe un forte incremento nella popolazione del quartiere che rese necessaria una nuova impostazione pastorale ed un nuovo modo di essere presenti come comunità cristiana all'interno del quartiere.

Più precisamente vennero a risiedere in quartiere 366 nuove famiglie suddivisibili in tre fasce di appartenenza socio-culturale, insediatesi in quattro distinti caseggiati così che nel volgere di due anni il quartiere vide accrescere circa del doppio il numero dei suoi abitanti, con tutti i problemi di inserimento e di integrazione tra le diversificate componenti sociali da essi rappresentate.

Dovendo far fronte ad una realtà sociale varia e ideologicamente eterogenea, la parrocchia si adeguò di conseguenza, strutturando la propria pastorale in maniera tale da poter accogliere e tentare di dare risposta alle diverse e molteplici domande che le giungevano dalla popolazione del quartiere, ripensando a come poter essere incisiva e propositiva nel contesto del quartiere, valorizzando quanto già  operava nel senso di una presenza evangelizzatrice e riformulando un progetto pastorale che sapesse, nel tempo, risolvere quelle situazioni di "assenza" che si venivano riscontrando.

Nell'anno 1984 si ebbe il primo cambio della guardia della parrocchia: a don Enrico Lazzaroni succedette don Felice Carnaghi. A lui nel 1987 si affiancò, dopo la partenza delle Suore Operaie, madre Antonia Luzzana, Canossiana, che nella sua lunga permanenza (13 anni) lasciò un ricordo indelebile in generazioni di ragazze e ragazzi che seguì nel cammino di fede e nell'animazione dell'oratorio; preziosa fu la sua opera anche con i loro genitori e con gli ammalati, che seguì amorevolmente.

Con l'inizio del 1993 la parrocchia rivive il cambio del parroco: a don Felice Carnaghi subentra don Lucio Galbiati.

Il 27 settembre 1998 è una data storica per la vita della comunità: il Card. Carlo Maria Martini consacra la chiesa parrocchiale, ristrutturata, intitolandola al patrono della parrocchia san Pietro apostolo. La comunità vive con gratitudine e fede il momento in cui, dopo tanti sforzi,può vedere coronato con successo il frutto di tante fatiche. E' anche il momento in cui la comunità  si riconosce matura, capace di dotarsi di strutture rispondenti ai suoi bisogni, primo fra tutti uno spazio consacrato definitivamente al culto di Dio. L'Arcivescovo esorta e incoraggia il cammino di fede di ciascuno e della comunità e mostra vivo apprezzamento per l'opera compiuta.

Il 1° settembre 2001 la parrocchia vive per la terza volta il cambio del parroco: a don Lucio Galbiati subentra don Gianni Cazzaniga e contemporaneamente inizia il suo servizio anche madre Assunta Ronchetti (canossiana), che affianca il nuovo parroco nella conduzione dell'oratorio e nell'organizzazione della catechesi dell'iniziazione cristiana, oltre ad occuparsi anche della visita degli ammalati. Dopo meno di due mesi dall'arrivo del nuovo parroco vengono rinnovati (come in tutta la Diocesi) il Consiglio Pastorale e quello degli Affari Economici. Dietro sollecitazione della Curia, si avvia subito un confronto con la società di calcio A.C. Canazza (nata all'interno della parrocchia) per definire il suo nuovo assetto e per costituirla in associazione collegata alla parrocchia ma autonoma dal punto di vista legale ed amministrativo. Molto spazio viene data all'impostazione dell'aspetto educativo. I primi mesi del 2002 vedono l'impegno a preparare la visita pastorale del Card. Carlo Maria Martini, che si effettua domenica 7 aprile 2002. Iniziano anche diversi lavori di ristrutturazione, che nel giro di alcuni anni, vedono. tra gli altri, la sistemazione della cappellina dedicata a san Pietro, il rifacimento della cucina e del bar, il rifacimento dei tetti della parrocchia e dell'oratorio, il campo di basket/pallavolo, il campetto di calcio, le pavimentazioni esterne dell'oratorio, la messa a norma degli impianti elettrici e di sicurezza,la razionalizzazione e computerizzazione dell'impianto di riscaldamento, l'allestimento del palco/teatro, nuove piantumazioni... A fine 2002 viene istituito il Consiglio dell'Oratorio.

Nell'anno pastorale 2002-2003 vengono ripensate le impostazioni dei cammini di catechesi dell'iniziazione cristiana e degli incontri rivolti ai genitori. Verso fina anno pastorale si impostano, per il successivo, anche il cammino di catechesi per gli adulti e la costituzione dei Gruppi di Ascolto della Parola, con l'aiuto di alcuni responsabili diocesani.

Un problema che si evidenzia e che perdura con alterne vicende è la contrapposizione di gruppi all'interno della vita parrocchiale. La parrocchia si avvale anche, in successione, dell'aiuto festivo di due docenti del Seminario Arcivescovile: don Alberto Cozzi e don Mario Antonelli. Dal 2002 ad oggi, inoltre si alternano nell'animazione dell'oratorio festivo e nella presenza alle vacanze estive quattro seminaristi del biennio teologico: Lorenzo Freti, Emanuele Merlo, Pietro Guazzetti e Paolo Pistoni: la loro presenza ha sempre avuto un particolare valore per la testimonianza vocazionale. Dal 2003 la nostra parrocchia diventa la sede operativa della Commissione Liturgica del Decanato. Nel 2003 inizia una collaborazione con le parrocchie Oltresempione che va oltre la pastorale giovanile (già  seguita dal 1998 da don Carlo Doneda, coadiutore al Ss. Redentore). In questi anni si consolida anche l'esperienza delle vacanze estive dei quattro oratori Oltresempione, arrivando a vedere quasi 200 presenze di ragazzi delle classi elementari e medie con i loro educatori. Inizia anche la rilettura del PEP per la sua verifica. Nel 2004 il CPP svolge l'indagine diocesana sulla frequenza all'Eucaristia, evidenziando risultati interessanti circa la partecipazione e la composizione delle assemblee eucaristiche festive (30% di frequenza con il 34% di esterni alla parrocchia).

Con il 2005 i CPP Oltresempione, con impulso anche dalla nostra parrocchia, iniziano un lavoro comune più organico confrontandosi su aspetti dell'attività  pastorale da condividere in un futuro prossimo ( ad es. itinerari di preparazione al matrimonio, incontri di carattere culturale, gruppi di ascolto). Dal dicembre 2004 inizia la sua collaborazione presso la casa di riposo Accorsi e la parrocchia mons. Franco Monticelli, già  Vicario Episcopale della nostra zona. A gennaio 2005 il CPP è chiamato ad affrontare l'emergenza prodottasi con la presenza di alcuni containers nei pressi della parrocchia, nei quali la Caritas decanale ospita per il periodo invernale extracomunitari senza fissa dimora e privi di permesso di soggiorno. Con il 2005 iniziano le "scuole per catechisti" organizzate con i P. Devoniani di Monza per l'U.P. Oltresempione aperte a tutto il decanato. Nell'anno successivo prendono avvio anche le "tre sere" per catechisti battesimali. Nel 2006 il Vicario Episcopale mons. Angelo Brizzolati, sulla scia dell'omelia dell'Arcivescovo in occasione del giovedì santo 2006 e della lettera "Nuove strategie pastorali per la Chiesa Ambrosiana", con lettera del maggio 2006 dà  inizio ufficiale ad una collaborazione più organica tra le quattro parrocchie Oltresempione, indicando nell'attuale parroco di san Pietro il coordinatore di questo progetto.

Con l'anno pastorale 2006-2007 inizia questo lavoro comune, che incontra subito difficoltà  e resistenze, ma che comunque procede. Ci costituisce un coordinamento dei quattro CPP, che si trovano in seduta plenaria all'inizio ed alla fine di ogni anno pastorale per l'avvio e la verifica. I sacerdoti dell'U.P. iniziano a ritrovarsi con frequenza mensile, mentre il coordinamento lo fa con frequenza trimestrale. Nell'ottobre 2006 si rinnovano il CPP e il CAEP, come in tutta la diocesi. Il nuovo CPP, seguendo le indicazioni del Vicario Episcopale, viene formato col minor numero di membri previsto dallo statuto diocesano (per favorire incontri più snelli tra i CPP dell'U.P.),e vede una significativa presenza di giovani sotto i 30 anni, che rappresentano il 40% dell'intero Consiglio.

Con il nuovo percorso pastorale 2006-2009, in occasione del lavoro svolto per la festa della famiglia 2007, si costituisce una "Commissione Famiglia" che inizia a ritrovarsi per un lavoro di lettura della situazione e di conseguente proposta pastorale. L'anno 2007-2008, vede anzitutto la preparazione remota e prossima della visita pastorale del decano nel marzo-aprile 2008, che precede quella dell'Arcivescovo al decanato, prevista per aprile 2009. Il CPP inizia un faticoso ma proficuo lavoro di ristesura del vecchio PEP del 1996 (anche alla luce del recente convegno ecclesiale di Verona, ottobre 2006), coinvolgendo anche coloro che sono direttamente impegnati nelle varie attività pastorali a cui il PEP fa riferimento.

dal sito della Parrocchia San Pietro in Legnano www.parrocchie.it/legnano/sanpietro/

Monastero di San Giuseppe

All'inizio degli anni cinquanta il rione della Canazza aveva già assunto le caratteristiche di un quartiere destinato a popolarsi rapidamente con una serie di insediamenti abitativi nella fascia compresa tra la caserma militare di viale Cadona e l'autostrada Milano-Laghi.
Lungo la strada, oggi denominata del Carmelo, esisteva dal 1949 una piccola comunità  di suore di clausura dell'ordine delle Carmelitane Scalze.
L'esigenza di dare al quartiere in sviluppo una chiesa e alle stesse monache un tempio annesso al loro monastero, indusse la munifica famiglia dell'industriale legnanese Carlo Mocchetti a finanziare tale realizzazione e contemporaneamente completare la sede della comunità religiosa. Allora era priora madre Teresa di Gesù, venuta dal monastero di Milano con un gruppo di monache, tra le quali suor Maria di Gesù, al secolo principessa Patenò Castello. Lei stessa si occupò di tracciare un sommario disegno della futura costruzione religiosa, che potesse contemperare sia le aspettative della comunità  monasticache quelle del rione esterno. Il progetto fu affidato al geometra legnanese Carlo Pastori, coadiuvato dall'ing. Mario De Luca di Milano, i quali idearono il tempio con linee sobrie in mattoni a vista e una facciata caratterizzata da un pronao sorretto da quattro colonne in granito. Il tutto completato da un imponente campanile con cella campanaria a colonne richiamanti la facciata.
La chiesa, iniziata nel 1950, fu benedetta nel 1952 dal vescovo di Lodi monsignor Tarcisio Benedetti e dedicata a San Giuseppe lavoratore, mentre la consacrazione seguì nel 1976 da parte di monsignor Ferdinando Maggioni, vicario generale della Diocesi di Milano.
Nel frattempo era stata ultimata anche un'ala di prolungamento posteriore della chiesa per ricavarne un coro destinato alle suore, affinchè potessero partecipare più agevolmente alle funzioni. A seguito della riforma liturgica era stato realizzato anche il nuovo altare in marmo, in sostituzione di quello originario. In occasione di questi lavori era stato collocato un pannello in bronzo di separazione del coro, opera di indubbio pregio del padre francescano Costantino Ruggeri di Pavia, lo stesso autore della cappella feriale del Duomo di Milano. Pregevole E' anche la pala d'altare, eseguita da Achille Funi, raffigurante la Sacra Famiglia e "Il sogno della Vergine".
Fino al 1959 anche il pronao risultava decorato da grandiosi affreschi di Remo Brindisi, raffiguranti episodi della vita del profeta Elia, ma l'opera, forse troppo ardita per una chiesetta di monache di clausura e non compresa nella sua essenza artistica, fu eliminata, scalpellando gli affreschi e tinteggiando la parete.
La chiesa contiene inoltre opere di altri insigni artisti contemporanei e precisamente : quattro vetrate circolari di Mauro Reggiani che danno luce alla navata del tempio; sull'altare laterale destro vi è un dipinto di Eliano Fantuzzi nel quale è ritratto un Sacro Cuore, attorno al quale hanno trovato posto, con un concetto classicheggiante, i ritratti dei mecenati (i Mocchetti), che avevano reso possibile l'edificazione della chiesa. Il dipinto all'altare posto sul lato sinistro di chi entra, dedicato alla Madonna, è invece opera di Enzo Morelli.
La porta principale della facciata del tempio, a formelle in bronzo, è di Bruno Calvani, mentre in rame sbalzato, opera di Nino Cassani, è la porta laterale che conduce alla cripta, dove è conservato un crocifisso in bronzo di Francesco Messina. La cripta ospita le tombe di Orsolina Mocchetti, dei suoi genitori e di tre delle monache fondatrici del monastero.
In occasione del centenario della morte della carmelitana Santa Teresa di Gesù Bambino, nota anche come Teresa di Lisieux, è stato infine collocato in questa chiesa del monastero del Carmelo un altorilievo raffigurante la santa, opera dello scultore Enrico Manirini di Milano, benedetta il 20 settembre 1997 da padre Flavio Caloi, vicario generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi.